Buongiorno e benritrovat* nel tuo Spazio Educativo. La Eduletter di questa mattina vi arriva un po’ in ritardo rispetto al consueto orario perché mi sono presa un tempo e uno spazio maggiore per riflettere e forse ne avrai bisogno anche tu, come puoi aver compreso dal titolo.
STOP AI BULLI!
Se non ti sei ancora iscritt* alla newsletter, clicca sul bottone qui sotto. Per ringraziarti della tua fiducia, riceverai il primo FREEBIE gratuito “Aziona l’emozione per (ri)trovare equilibrio nella relazione educativa”.
In questi ultimi giorni sono rimasta scioccata da quanti riscontri positivi ha ricevuto una professoressa filmata mentre “sgridava” un bullo che aveva preso in giro un compagno di classe che aveva indossato un capello.
Prima di proseguire ti lascio qui il video. Puoi trovarlo in tutte le principali piattaforme. Io l’ho scaricato per renderti le cose più semplici e per evitare di farti condizionare dai commenti qualora tu non lo abbia già visto.
Perché ha riscosso così tanto successo questa professoressa?
Vedere un bullo o una bulla in azione suscita una reazione in chi osserva: indifferenza per qualcuno o rabbia come per la professoressa del video e chi la sostiene.
Queste due reazioni sono una l’estremo dell’altra. Cosa ci sta nel mezzo?
Partiamo da quello che hai visto nel video. Ti va se ti accompagno per mano visto il tema complesso?
La professoressa in questione ha usato a sua volta violenza e aggressività. Ha urlato, ha sbattuto le mani sul banco e ha reagito dicendo “esci da questa c…o di classe”.
Questo bullo va fermato. La strada dell’indifferenza non è certo quella giusta, ma siamo sicur* che lo sia quella di altrettanta aggressività? Siamo così cert* che questa reazione non abbia fatto sentire la vittima ancora più vittima?
Quella rabbia che può suscitare vedendo un bullo o una bulla in azione può essere sana se non la sfoghiamo a nostra volta su di lui o lei. Può darci l’energia per affrontarl* in modo più rispettoso.
L’ascolto è il passo da muovere per iniziare. Non si tratta di giustificare il comportamento, ma cercare di comprendere cosa c’è dietro di esso. Molte volte quell’atteggiamento potrebbe essere una richiesta di aiuto ad un mondo adulto che non sempre è pronto e ha gli strumenti per accoglierla.
Come può aiutarci l’educazione emozionale?
L’educazione emozionale si basa sul benessere psico-emotivo e sociale degli esseri umani, di qualsiasi età. Educare alle emozioni, alla loro conoscenza, a come esternarle in modo sano e rispetto per sé, per gli altri e per l’ambiente è davvero importante. Altrettanto lo è l’educazione all’empatia, al mettersi dunque nei panni dell’altr*.
Se come adult* diventiamo più consapevoli delle nostre emozioni, ampliamo il nostro vocabolario emotivo e impariamo a riconoscere di più le emozioni altrui, possiamo essere d’esempio anche per chi ci osserva.
Che adult* vuoi essere se dovessi vedere un bullo o una bulla? Indifferente, aggressivo o quell* che si mette in ascolto?
Spero che il tuo Spazio Educativo continui a nutrire e arricchire il tuo percorso evolutivo così come lo è per me. Se ti va, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensi nei commenti o tramite mail.
Ci vediamo alla prossima Edu-letter.
Giulia
"La paura è l'anticipazione del dolore futuro. La rabbia è il ricordo del dolore passato. L'ostilità è il desiderio di pareggiare i conti."—Deepak Chopra
La rabbia è il ricordo di un dolore che abbiamo subito. E troppo spesso, questa rabbia ci porta a infliggere altro dolore e sofferenza agli altri per pareggiare i conti. E quel dolore diventerà ancora più rabbia. E poi ancora dolore. È una spirale di distruzione senza fine.
Questo è ciò che mi ha fatto venire in mente la scena nel video.
Un atto violento di bullismo risveglia il ricordo di un dolore, accende la rabbia, che porta a voler pareggiare i conti con nuova violenza. Perpetuando in ciclo distruttivo.
Come posso spezzare questo ciclo di dolore e rabbia?
Come suggerisci tu, prendendomi cura del mio dolore per guarirlo o almeno capirlo, in modo che non mi invada il cuore e lo riempia di rabbia.